Gli Stati Uniti e la birra. Luppoli, ma non solo.

Gli Stati Uniti e la birra. Luppoli, ma non solo.

Last Updated on Ottobre 2022 by Riccardo Francesconi

Per due motivi gli Stati Uniti d’America e la birra sono un’accoppiata vincente: hanno dato inizio alla Craft Beer Revolution e, allo stesso tempo, la loro Lager domina il mercato mondiale.

Gli Stati Uniti e la Birra : veduta di New York

Beer, it’s the best damn drink in the world

Jack Nicholson

Gli Stati Uniti e la birra. Storia (in breve)

La storia degli States e della birra iniziò quando i coloni europei sbarcarono in America.

Una delle prime testimonianze riguardo alla produzione di birra negli States si attesta al 1613 a New Amsterdam. Da lì in poi nacquero molti birrifici sul territorio americano.

Si produceva birra secondo le ricette del Vecchio Mondo, ma con gli ingredienti locali quali mais, avena, zucca. I luppoli locali erano poco apprezzati (pensate un po’… 😉 ) sia dai mastri birrai americani, sia da quelli del Vecchio Mondo.

La birra più prodotta fu, probabilmente, la English Ale, che si produceva in taverne oppure, come ormai sappiamo, dalle donne in modo casalingo.

La birra, sulla costa est degli States, non era molto luppolata (inizialmente) e ciò determinava un inacidimento più rapido rispetto a quello delle sorelle europee. Il consumo, per questo motivo, era locale e questa situazione si protrasse fino al XIX secolo, come racconto qui.

Una birra a base di zucca

Si sviluppò, ad esempio, fin dai primi decenni di colonizzazione, una birra a base di zucca. Questo, non tanto per creare un prodotto da vendere per Halloween, ma piuttosto per la poca reperibilità di orzo.

D’altronde i mastri birrai, in cerca di materiale per la fermentazione, utilizzavano quello che avevano disponibile. Pian piano la ricetta della Pompion Ale (venne chiamata così) si modificò, grazie alla disponibilità sempre maggiore di orzo. Così arrivò ad essere la birra alla zucca che conosciamo oggi: la Pumpkin Ale.

Fresca come una lager, struttura da Ale

Durante il XIX secolo nacque uno stile tutto americano: quello delle Steam Beer.

Le Steam Beer nacquero grazie alle tecniche di birrificazione a bassa fermentazione e grazie al lievito puro da bassa fermentazione scoperto da Emil Christian Hasen.

Negli States si cercava di replicare le birre che stavano prendendo piede in Europa. Così si iniziarono ad utilizzare gli stessi lieviti (da bassa fermentazione) senza però riuscire ad avere una temperatura regolare (e possibilmente bassa) di fermentazione.

E qui, la storia della birra, vide la nascita di un nuovo stile, uno stile a bassa fermentazione, ma fermentato ad alte temperature, perfette per le Ale (birre ad alta fermentazione). Si crearono cioè le Steam Beer: birre fresche come le Lager, ma dal corpo di una Ale.

Il XIX secolo vide, in America, la nascita di molti birrifici e la birra diventò presto la bevanda nazionale americana. Nacquero i Saloon, luoghi nei quali cimentarsi in svariate attività sempre contornate, in molti casi, da una buona Steam Beer. Ma, nel frattempo, il movimento per la Temperanza prendeva piede fino ad arrivare a far promulgare il XVIII emendamento del 1920: il Proibizionismo ebbe inizio.

Gli Stati Uniti e la birra: chiusure e standardizzazione

Il Proibizionismo portò alla chiusura della stragrande maggioranza dei birrifici. Solo i più grandi come Coors in Colorando, Miller in Wisconsin e Anheuser-Busch in Missouri resistettero alla crisi.

Questi birrifici si adattarono producendo altri prodotti, poi nel 1933, quando il Proibizionismo ebbe fine, furono ben pronti a ripartire allargando in modo rapido il loro raggio d’azione e espandendosi grazie ad una rete di trasporti sempre più efficiente.

Ma i birrifici più piccoli furono costretti a chiudere i battenti.

La birra negli States, da questo momento in poi, si ritrovò ad essere in maniera quasi totalitaria di un unico stile: quello dell’American Lager nella versione che vede la sua massima espressione nella ricetta della Miller del Secondo Dopo Guerra.

Una birra ad alta bevibilità, chiarissima, a bassa fermentazione, prodotta anche con mais, dalla luppolatura molto bassa e dalla struttura leggera e dissetante (per saperne di più pagina 16 di questo documento 1B ). C’è uno stop della produzione di birre della tradizione come le Steam Beer, le Pumpkin Ale e altre Ale che fino alla fine del XIX secolo avevano popolato il panorama brassicolo statunitense.

Intorno alla birra continua ad esserci un forte interesse ma, allo stesso tempo, manca qualcosa che le doni tutta l’importanza che merita: sembra che la birra abbia la stessa importanza di una semplice bibita zuccherata, forse anche a causa di quel gusto standardizzato che va molto di moda, ma che, allo stesso tempo, la svilisce.

Un cambio di rotta

A passare questo confine ci pensa Fritz Maytag con la sua Steam Beer: non solo la fa ritornare in auge ma, insieme a tanti altri personaggi, dette vita ad un movimento che si riassume con il nome di “Craft Beer Revolution”.

Ecco che la storia della birra negli States prende una strada che la porterà ad essere sul piedistallo delle nazioni birrarie. Non tanto per i volumi dei suoi grandi birrifici, ma per le birre innovative prodotte dai microbirrifici come quello di Ken Grossman che creò la prima American Pale Ale.

Stiamo parlando della fine degli anni ’70 del secolo scorso: è da questo momento parte un’onda fatta di innovazione, sperimentazione e voglia di fare che va a travolgere l’Europa, in primis Gran Bretagna, ma anche Belgio, Germania, Italia e Brasile.

Il luppolo: senza di lui “non se ne fa di nulla”

Il famigerato luppolo americano, un luppolo che fino agli anni 70 del Novecento era considerato di seconda categoria, dai profumi grezzi e troppo aggressivi ha fatto la “fortuna” dei mastri birrai statunitensi.

Ken Grossman del birrificio Sierra Nevada, infatti, rovesciò il concetto che si aveva su quel luppolo. Egli creò una birra con un luppolo 100% americano ed utilizzò il quasi sconosciuto Cascade, portandolo sulla bocca di tutti. Il Cascade è un luppolo coltivato nella Yakima Valley che è la patria dell’75% dei luppoli coltivati negli States. Infatti qui sono coltivati anche Columbus e Centennial, oltre ad altri luppoli in via di sperimentazione.

Il Cascade donò alla birra un profumo di agrumi e resina (pompelmo e aghi di pino) che resero inconfondibile qualsiasi birra prodotta con questo tipo di luppolo. Anche gli altri luppoli americani fanno leva su questi profumi di frutta agrumata e resine, con un ventaglio più o meno ampio a seconda del tipo di luppolo.

Da quel momento in poi i coni coltivati in America, sono diventati imprescindibili per produrre le birre che appartengono tutt’oggi all’onda delle birre artigianali moderne. Sono diventati dei veri e propri tratti distintivi tanto che, nel 2012, la Germania, uno dei più grandi produttori ed esportatori di luppolo, è arrivata ad importare più luppolo dagli States di quanto ne esportasse. Una cosa impensabile alcuni decenni fa.

Gli Stati Uniti e la birra subirono le influenze del Vecchio Mondo. Ma dopo un periodo di proibizionismo e standardizzazione seppero dare nuova linfa vitale a quello che è il “nostro” fermentato preferito.

Termina qui l’articolo sugli Stati Uniti e la birra. Spero di essere riuscito a fare un quadro chiaro (se pur rapido) riguardo agli Stati Uniti e alla loro importanza nello sviluppo della birra. Se vuoi tenerti in contatto con questo blog iscriviti alla newsletter gratuita e se la parte storica ti ha interessato vai veloce a questo link di presentazione. Ti aspetto anche sui canali Facebook e Instagram.

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